C’erano una volta gli apparecchi acustici ingombranti, quelli per cui il suono andava regolato manualmente attraverso una rotellina, con il rischio di fischi e cali di tono.

Oggi i progressi tecnologici hanno permesso agli apparecchi di ultima generazione di essere quasi invisibili e di essere sistemati nel condotto uditivo o appoggiati al padiglione auricolare.

I suoni vengono così amplificati e convogliati in un tubicino trasparente, che a sua volta viene inserito nel condotto uditivo. Ma come si fa a scegliere l’apparecchio acustico più adatto alle nostre esigenze? Innanzitutto è necessario rivolgersi ad un Centro acustico in cui sia presente un audioprotesista abilitato. L’apparecchio dovrà quindi essere progettato in base alla propria perdita uditiva e al proprio stile di vita. É importante, ad esempio, raccontare e descrivere all’audioprotesista il tipo di lavoro che svolgiamo, le nostre abitudini o se siamo sempre a contatto con il pubblico. Ci sono poi diversi parametri che contribuiscono alle impostazioni dei dispositivi come l’età o le proprie capacità cognitive. Oggi esistono apparecchi digitali che non necessitano di nessuna regolazione manuale e che permettono una migliore comprensione dei suoni e delle parole ed una comunicazione più efficace. Il microchip presente all’interno, analizza di volta in volta le combinazioni di suoni alti e bassi, deboli e forti, così da adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente sonoro in cui ci si trova ed offrire una compensazione uditiva ottimale. Una volta scelto il modello che fa per voi, provate ad inserire e a togliere l’apparecchio con l’aiuto dell’esperto e non preoccupatevi se non avete una grande manualità. I dispositivi attualmente in commercio sono semplici da indossare e spesso hanno il vantaggio di accendersi automaticamente. Fondamentale, infine, sarà seguire un training, ossia una terapia di adattamento che servirà a riabituare il cervello ai suoni.

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